Opzione donna e pensioni dei giovani

Iniziano i lavori del tavolo tecnico concordato con il governo

Prima riunione interlocutoria

Ha avuto un esito essenzialmente interlocutorio la riunione del tavolo tecnico sulle pensioni che si è tenuta ieri presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali presieduta dal Sottosegretario Durigon che, come è noto, ha la delega sulle pensioni del Dicastero di Via Flavia.

Come convenuto nel corso della riunione plenaria tenutasi a gennaio, il confronto del primo tavolo tecnico ha avuto all’odg Opzione donna e pensione dei giovani.

Nonostante alcune anticipazioni di stampa che preannunciavano l’avvenuta individuazione di alcune ipotesi di lavoro, invece il Ministero ha aperto la riunione manifestando la necessità di ascoltare le proposte sindacali e delle parti sociali, dichiarando che è ancora in corso l’interlocuzione con il Ministero dell’Economia circa la portata e i riflessi economici delle misure che dovrebbero essere adottate nei prossimi mesi.

Interlocuzioni relative sia alle questioni oggetto del confronto del tavolo tecnico, come su quelle più generali relative agli altri istituti al centro del confronto (superamento a regime della legge Fornero, flessibilità in uscita, ridefinizione dei lavori usuranti, perequazioni delle pensioni, separazione previdenza/assistenza, tempi e modalità erogazione del TFS al personale pubblico.

La CSE, presente al tavolo di confronto come Confederazione sindacale maggiormente rappresentativa, insieme alla Federazione FLP, non si è sottratta al confronto tecnico sui due aspetti, pur ribadendo che sulle pensioni è ormai necessario un intervento riformatore a largo raggio, che non si limiti a mere proroghe o a interventi tampone, ma che riscriva le regole attualmente penalizzanti.

Con un mondo del lavoro che è profondamente cambiato in questi anni, caratterizzato purtroppo dalla forte contrazione dei lavoratori attivi, dalla precarietà e dalla discontinuità del rapporto di lavoro, da salari e stipendi in gran parte inadeguati a fronteggiare l’aumento del costo della vita, è necessario ripensare alla radice gli attuali meccanismi, sia con riferimento alle modalità e ai tempi di uscita dal mondo del lavoro, che allo stesso metodo di calcolo e di rivalutazione delle pensioni.

Obiettivo che riteniamo debba porsi a inizio legislatura un esecutivo politico che intende governare per tutta la legislatura e che, seppure in più fasi di avvicinamento, può e deve progettare un intervento a regime.

Così come è evidente che non sono risolutivi interventi tecnici sulle pensioni se non si affrontano in modo più complessivo e sinallagmatico, le questioni delle politiche attive del lavoro, delle tutele, del contrasto al lavoro nero e sommerso, degli interventi in materia di decontribuzione e defiscalizzazione.

Per quanto concerne il merito della riunione di ieri abbiamo ribadito che come CSE non abbiamo condiviso in alcun modo le condizioni più restrittive varate con la legge di bilancio 2023 per “opzione donna”, che vanno a penalizzare le lavoratrici, di per sé già penalizzate per le storiche e ben note differenze di genere. A nostro avviso, vanno integralmente ripristinati, e resi strutturali, i requisiti in essere sino al 2022 per l’accesso a “opzione donna” (35 anni di servizio e 58 anni di età, anche per le lavoratrici autonome), senza ulteriori vincoli, ivi compreso il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno pensionistico oggi previsto e che sino ad oggi ne ha limitato fortemente l’accesso. E occorre, al contempo, assicurare condizioni di accesso alla pensione più favorevoli alle lavoratrici madri con i dodici mesi di anticipo per ogni figlio o, in alternativa, attraverso un ricalcolo più favorevole dell’assegno pensionistico.

Per quanto riguarda invece la questione del regime pensionistico per i giovani abbiamo ribadito come la diffusione dei lavori precari, discontinui, part-time e con redditi molto bassi, i cui effetti pesantissimi sul versante pensioni appaiono di tutta evidenza e che preoccupano fortemente anche per una possibile e futura emergenza sociale, rendono necessaria l’adozione per tempo di misure strutturali, anche attraverso la valorizzazione dei periodi di disoccupazione, di formazione e di retribuzioni basse, che assicurino, al momento della collocazione in pensione, un assegno adeguato al lavoro svolto.

In tale ambito l’idea di utilizzare la previdenza complementare come strumento per garantire pensioni più dignitose appare non solo un palliativo, considerato che con gli attuali redditi ben difficilmente potranno pagarsi contributi aggiuntivi, ma anche oggettivamente sbagliato, tenuto conto di come in questi anni è stata gestita la previdenza integrativa, che in particolar modo nel settore pubblico è fallimentare.

Proprio per questo riteniamo che la previdenza complementare, mai decollata anche perché scarsamente appetibile, nonostante le diverse forzature messe in campo come l’inaccettabile strumento del silenzio-assenso, necessiti, in particolar modo per quelle negoziali, di un radicale ripensamento sia dal punto di vista normativo e fiscale, che da quello gestionale.

Al termine della riunione il Sottosegretario Durigon, nel ringraziare le parti sociali presenti per il contributo fornito, e nel dare appuntamento ad un prossimo incontro da calendarizzare, ha rappresentato che i temi esposti sono all’attenzione del Governo, che condivide la necessità di un intervento complessivo a regime sulle pensioni che dovrà realizzarsi nell’arco dell’intera legislatura, e che nel frattempo, a partire dalla legge di bilancio 2024, saranno previste misure che interverranno, anche a modifica di quelle adottate nel 2023, sulla base delle proposte formulate e delle compatibilità economiche.

Misure che, all’attualità, dovrebbero porsi su una posizione intermedia rispetto alle richieste formulate al tavolo. Per Opzione donna, ad esempio, non un ripristino automatico delle condizioni previgenti, ma un affievolimento dei paletti posti nella legge di bilancio 2023, sia con riferimento all’età di uscita, che al ricalcolo dell’assegno pensionistico, che al peso aggiuntivo per ogni figlio ai fini dell’uscita (4 mesi in luogo dei 12).

La Segreteria Generale CSE

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