Emanati il D.P.R. e il D.M. sui PIAO

“Piani integrati di attività e organizzazione”

Adempimenti aggiuntivi e complicazioni per le Amministrazioni, nuova e intollerabile invasione di Brunetta sul Lavoro Agile.

In zona Cesarini e a distanza di un anno dall’approvazione del Decreto legge n. 80/2021, finalmente sono stati emanati il D.P.R. sul “Regolamento relativo agli adempimenti relativi ai piani assorbiti dal Piano integrato di attività e organizzazione” e, con un D.M., i contenuti e lo schema tipo del PIAO.

Già dal titolo si può intuire che ci troviamo di fronte all’ennesima operazione che, partendo dalle premesse di semplificare le attività delle Pubbliche amministrazioni, di fatto le complica ancora di più, con la previsione di una serie di azioni di natura burocratico-formale che aggravano vieppiù la già notevole mole di adempimenti posti a carico delle Amministrazioni.

Basta scorrere il D.M. e le schede allegate per capire il tipo di approccio seguito, che è direttamente correlato all’idea di Pubblica Amministrazione di Brunetta: per lui la Pubblica amministrazione è popolata in gran parte da lavoratrici e lavoratori fannulloni e da dirigenti inetti, per cui la strada da seguire – sempre secondo lui – è quella di disporre dal centro, di regolamentare minuziosamente ogni aspetto delle attività, parcellizzarle e minacciare sanzioni a ogni piè sospinto.

In verità questo incredibile accentramento sul Ministero è in contrasto con tutta l’evoluzione degli ultimi anni che si basa invece sul rafforzamento delle autonomie e della capacità organizzative delle nostre Amministrazioni che, per come è articolato il sistema istituzionale del nostro Paese, è variegato e plurimo.

Nel nostro ordinamento il Ministero per la Pubblica amministrazione avrebbe dovuto assumere negli anni una funzione regolatoria e programmatoria, non certo di gestione diretta delle attività. E invece, Brunetta più di altri, ha accentrato buona parte delle funzioni gestionali, non solo sull’autorizzazione alle assunzioni, sui piani dei fabbisogni, sulla certificazione dei contratti di lavoro, anche integrativi, che da anni vengono ingessati, ritardati spesso con motivazioni speciose, ma addirittura si è lanciato nell’ambiziosa operazione di gestire tutto il reclutamento del personale per tutte le Amministrazioni centrali e territoriali.

Un superministro, insomma, dotato di pieni poteri che non solo bypassa completamente le parti sociali e in primis le rappresentanze del personale, ma anche il Parlamento legiferando con Decreti legge e soprattutto utilizzando lo strumento del Decreto Ministeriale con cui opera a nostro parere ripetute invasioni di campo.

In particolare, nel caso di specie, registriamo l’ennesimo colpo di mano di Brunetta che, ossessionato dal lavoro agile e innamorato come non mai della timbratura del cartellino come unica e moderna rilevazione della professionalità e della produttività del lavoro pubblico (l’avrà mai timbrato lui?), impone nel testo del D.M. l’obbligo, del tutto surrettizio e non previsto dalle norme primarie, della cosiddetta prevalenza dell’attività in presenza per ogni singolo lavoratore che accede al lavoro agile, unitamente ad altre perle del suo repertorio, quale ad esempio quella dell’adozione concomitante di un piano di recupero dell’arretrato, come se il lavoro agile provocasse di per se nuovo arretrato.

Una nuova invasione di campo che smentisce le sue stesse affermazioni in merito al fatto che le linee guida sul lavoro agile a suo tempo emanate (e che contenevano queste perle) fossero superate comunque dalla contrattazioni collettiva, e sappiamo che in questi mesi tali istituti sono stati per l’appunto, regolamentati nel CCNL delle Funzioni Centrali e in quello della Sanità.

E, ammesso e non concesso che l’articolazione della prestazione lavorativa tra lavoro agile e quello in presenza non sia di pertinenza contrattuale (e invece lo è), in ogni caso tale scelta organizzativa resta in campo alle singole Amministrazioni e al confronto tra le parti in quella specifica realtà.

Brunetta non smentisce se stesso. Ogni tanto imbelletta le sue dichiarazioni con qualche frasetta di imbonimento sul personale e sul lavoro pubblico, ma nei fatti resta quello di sempre. E se negli anni scorsi ha segnato il suo nome alle peggiori azioni di delegittimazione delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici, di tagli lineari ed esternalizzazioni, di blocco delle carriere e dei contratti, oggi caratterizza la sua azione in una nuova e pericolosa operazione di rilegificazione, di centralizzazione, di attacco alle autonomie istituzionali e contrattuali. Nonostante le risorse oggi disponibili e l’attuazione del PNRR che potrebbe permettere dopo decenni di abbandono nuovi investimenti, rilancio dell’azione ammnistrativa, rafforzamento degli organici e valorizzazione del personale.

Nel silenzio, la compiacenza, o l’incapacità di tutte le forze politiche che incredibilmente gli hanno lasciato completamente mano libera in uno dei settori vitali e decisivi per il nostro Paese.

Noi della FLP, però, non molliamo la presa, non ci giriamo dall’altra parte, non gli facciamo sconti, non minimizziamo gli effetti di provvedimenti ingiustificati e in controtendenza con quello che realmente servirebbe al nostro Paese e alle nostre Amministrazioni.

Bisogna cambiare registro, e da subito, per non perdere un’occasione storica.

 

La Segreteria Generale FLP

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