Se il Ministro Brunetta vuole affossare definitivamente l’esperienza del lavoro agile, con l’applicazione di queste linee guida raggiunge in pieno l’obbiettivo.

Lo schema di linee guida che ci è stato presentato oggi nella riunione a Palazzo Vidoni con il Ministro della Pubblica Amministrazione Brunetta, presenta fortissime criticità, che a giudizio della CSE, determineranno, ove adottate nella formulazione prospettata, l’abbandono del lavoro agile in tutte le amministrazioni pubbliche per impossibilità manifesta di poter assicurare tutte le condizioni sancite nelle Linee guida, oltre che costituire un oggettivo problema per le ricadute che rischiano di avere dal punto di vista della sicurezza sanitaria in una fase in cui, purtroppo, l’emergenza pandemica è ancora presente.

In questa fase, e almeno fino al 31 dicembre 2021, bisognerebbe non abbandonare lo smart working emergenziale, per non disperdere le esperienze positive e al fine di contenere i pericoli della diffusione dei contagi. Il Presidente Draghi ha messo in guardia dai rischi che vi sia una recrudescenza della pandemia come avvenuto in Gran Bretagna. La strada che abbiamo proposto è quella di dare applicazione ad una effettiva gradualità dei rientri in presenza, mantenendo la possibilità di svolgimento del lavoro agile fino al 50% del personale in servizio negli uffici pubblici, prevedendo le condizioni tecnologiche di sicurezza per l’accesso da remoto alle applicazioni. Per il resto, in questa fase, anche con riferimento all’accordo individuale, vanno mantenute tutte le misure semplificate previste dal Decreto Legge 34/2020 per lo svolgimento del lavoro agile, previste dalla norma vigente sia per il lavoro privato che per quello pubblico.

Per quanto concerne le linee guida che vorrebbero disegnare di fatto uno smart working a regime abbiamo manifestato numerose contrarietà tra le quali ad esempio sulla previsione che per poter accedere da remoto alle applicazioni del proprio ente dovrà essere utilizzata esclusivamente la connessione Internet fornita dal datore di lavoro (la sicurezza non è data dalla linea ma dai sistemi di accessi controllati alle banche dati), o esclusivamente device di proprietà delle Amministrazioni.

Questo è solo uno dei tanti vincoli che impedirebbero a tutte le pubbliche amministrazioni, in un arco temporale ristretto, di continuare ad avvalersi di una potenziale innovazione organizzativa come lo smart working e che sembrano avere il solo scopo di affermare da una parte che gli enti sono liberi di adottarlo per poi negarlo nei fatti.

Tra l’altro il Ministro, con queste linee guida, entra a gamba tesa sulla contrattazione che in questo momento si sta svolgendo nel Comparto Funzioni Centrali, con posizioni tra l’altro ancora distanti tra le parti, precostituendo vincoli anche per tutti gli altri comparti.

Il Ministro, al termine della riunione, ha chiesto alle OO.SS. di formulare osservazioni e proposte sullo schema di linee guida ed ha aggiornato il confronto ad una prossima riunione che si terrà ai primi di novembre che dovrà pronunciarsi su un nuovo documento predisposto sulla base delle osservazioni formulate. E quindi quello che chiediamo come CSE è che, in tale fase, non vengano fornite indicazioni unilaterali e non condivise alle Amministrazioni su una materia tanto delicata e decisiva per il futuro della PA e la sicurezza del Paese.

 

L’Ufficio stampa

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