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Nei giorni scorsi presso la Sala Tarantelli della FP si è tenuta una riunione, presieduta dal Sottosegretario alla Funzione Pubblica Angelo Rughetti, a cui hanno partecipato le Confederazioni Sindacali maggiormente rappresentative del Pubblico Impiego, con all’ordine del giorno la presentazione dello schema di DM recante le procedure e i criteri di mobilità del personale delle province, ai sensi di quanto previsto dalla Legge di stabilita 2015 (legge 190/2015). Schema che alleghiamo al notiziario. La riunione è stata la prosecuzione di due precedenti incontri effettuati rispettivamente nelle date del 28 gennaio e del 2 aprile uu.ss., nei quali il Governo prima ha presentato il percorso di mobilità per i circa ventimila lavoratori delle province da ricollocare, poi il DPCM relativo alle modalità di equiparazione salariale e di inquadramento tra i diversi comparti di contrattazione e, da ultimo, la bozza di DM attuativo dei percorsi di mobilità. Il tutto, ovviamente e come da copione, in assenza di qualsivoglia vero confronto con le parti sociali, ma solo ed esclusivamente come mera e asfittica informazione. Nello schema di DM viene previsto di collocare il personale in soprannumero presso le regioni e i comuni, mentre per quanto riguarda le amministrazioni centrali viene confermata in primo luogo l’amministrazione della giustizia quale quella che dovrà ricevere parte del personale; in più, e contrariamente a quanto previsto a suo tempo da una specifica circolare interministeriale (Funzione Pubblica e Affari Regionali), il personale potrà essere ricollocato anche negli Enti del Servizio Sanitario Nazionale. Analoghi percorsi sono previsti per il personale della Polizia Provinciale, della Croce Rossa, il tutto con un cronoprogramma previsto all’interno del schema di DM e modalità applicative attraverso lo specifico portale “Mobilità gov”.
La nostra Confederazione – la CSE – in primo luogo ha stigmatizzato l’approccio che Confederazione Indipendente Sindacati Europei pag. 2 2 ha caratterizzato la presenza del Sottosegretario, in alcuni casi persino spocchioso, e comunque privo di sostanziali aperture al confronto. Abbiamo rappresentato che tutti i processi di mobilità verso le amministrazioni pubbliche, in particolare per la Giustizia, non potranno non scontare l’assoluta mancanza di una politica legata alla formazione del personale, indispensabile quando si cambiano attività e soprattutto si entra in Amministrazioni complesse e delicate. In particolare, abbiamo denunciato il percorso contraddittorio e caotico di individuazione delle Amministrazioni riceventi. Per quanto attiene l’Amministrazione della Giustizia, quest’ ultima proprio in ragione di un ricorso presentato e vinto da FLP Giustizia, sia in primo grado sia in appello, dovrà dare corso innanzitutto alla propria mobilità interna che interessa migliaia di lavoratori in attesa, da anni, prima di poter ricevere gli esuberi di qualsivoglia Amministrazione.
Per quanto riguarda il Ministero dell’Ambiente, se l’obiettivo vero è quello di renderlo maggiormente funzionale, l’occasione della riorganizzazione delle province da un lato e del Corpo Forestale dello Stato dall’altro, può essere utilizzata per devolvere a quella Amministrazione compiti e funzioni di grandissima rilevanza istituzionale e sociale, in ragione della necessità, da noi sostenuta, di rivedere, internalizzare e riposizionare sui territori, verso la cittadinanza, le attività oggi svolte invece specifica da società in house che costano milioni di euro. A questo si aggiunga lo stranissimo e inaspettato riferimento nella bozza del DM al personale civile del Ministero della Difesa che a far data dall’anno 2016 potrà essere oggetto di tali procedure di mobilità in ragione del possibile avvio di processi di trasferimento presso altre Amministrazioni. Una sorpresa, in negativo ovviamente, tenuto di conto che proprio in questa Amministrazione già la Legge Di Paola del 2012 ha avviato un importante processo di riorganizzazione con la definizione di esuberi di personale (43.000) sia civile che militare. Si delinea sempre più uno scenario assolutamente problematico, che a suo tempo avevamo previsto e denunciato, che invece di razionalizzare e rendere più efficiente i livelli di governo, non diminuisce i costi, rende meno servizi ai cittadini ed alle imprese mette in mobilità decine di migliaia di lavoratori.
Mentre la iper pubblicizzata riforma della PA, ora in vista della definitiva approvazione del Senato, rinvia a decine di decreti delegati gli ambiti di applicazione dei processi di riforma. In buona sostanza il governo ricolloca decine di migliaia di lavoratorio e lavoratrici senza sapere quale modello a regime vi sarà di amministrazione e di pubblica amministrazione. Quali gli organici e le missioni. Il tutto mentre continua il colpevole silenzio del governo sul rinnovo dei contratti, nella speranza neanche celata, di continuare a farla franca, giocando sui tempi di deposito della sentenza della Corte, sulle decorrenze, sulle lungaggini dell’Aran e dei tempi connessi all’individuazione dei comparti e dell’emanazione dell’atto di indirizzo. Nulla di nuovo sotto il sole. Ma lor signori sappiano che noi non molliamo. Li porteremo al tavolo del negoziato e chiederemo il conto dei danni subiti dai lavoratori per questi anni di blocco dei contratti e di denigrazione del lavoro pubblico. Prima di quanto pensino.
LA SEGRETERIA GENERALE