La rivalutazione degli assegni pensionistici dal 1.1.2022

e altri aumenti potrebbero arrivare dalla manovra fiscale

Dopo tre anni di sostanziale blocco della dinamica dei trattamenti pensionistici dovuta ad una mancata crescita dei prezzi al consumo, a partire dal 1 gennaio p.v. le pensioni verranno rivalutate e registreranno dunque degli aumenti nei loro importi (indicativamente, si va da un minimo di 13 euro netti mensili per una pensione lorda di € 1.000 ai 38 euro di chi ha una pensione di € 4.000 lordi).  Il motivo è dovuto al fatto che, nel corso del corrente anno 2021, l’inflazione ha ripreso a correre (l’ultimo dato disponibile fornito dall’ISTAT è quello di novembre, ed è pari al 3,7%, dunque di molto superiore al tasso di inflazione programmata per il 2021 che la NADEF 2020 aveva fissato allo 0,5%).

Questo comporterà la c.d. “perequazione automatica delle pensioni”, a suo tempo bloccata dalla legge Fornero e poi ripristinata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 70/2015, che costituisce il meccanismo attraverso il quale l’importo degli assegni previdenziali viene adeguato all’aumento del costo della vita indicato dall’ISTAT, al fine di proteggere il potere d’acquisto delle pensioni. 

Esattamente come a suo tempo richiesto dalla nostra Confederazione CSE, presente al tavolo di confronto con le Parti sociali promosso dall’allora Ministra Catalfo, e ultimamente approdato a norma con Decreto del Ministro dell’Economia del 17.11.2021 (qui allegato), che, all’art. 2,  dispone che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2021 è determinata in misura pari a +1,7 dal 1° gennaio 2022, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo all’1,7 “ (per l’anno 2020, la stessa percentuale è stata invece dello 0,00%).

Il meccanismo di perequazione automatica si applica a tutti i trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica e da altre gestioni e alle pensioni dirette e ai superstiti (pensione di reversibilità e pensione indiretta), anche se integrate al trattamento minimo. Inoltre, va ricordato come la rivalutazione degli assegni avverrà nel 2022 con criteri più favorevoli, in quanto dal 1° gennaio del prossimo anno si ritornerà al vecchio criterio di rivalutazione per scaglioni d’importo (meccanismo valido sino al 2011) che assicura ai pensionati incrementi più favorevoli rispetto ai criteri sinora in vigore.

Ebbene, rispetto all’1,7% previsto dal Decreto del Ministero dell’Economia, l’INPS utilizzerà un indice provvisorio dell’1,6% per erogare gli aumenti (le eventuali ulteriori somme spettanti saranno liquidate entro marzo 2022). Detti aumenti verranno calcolati per scaglioni di reddito, facendo riferimento al “trattamento minimo” 2021 (€ 515,50), e avranno la seguente progressione:

  • 100% dell’inflazione (il 100% dell’1,7%) per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo (2.062,32 euro);
  • 90% dell’inflazione per le pensioni tra 4 e 5 volte il trattamento minimo (da 2.062,32 a 2.577,90 euro);
  • 75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo (sopra 2.577,90 euro).

Possiamo a fare alcuni esempi concreti a beneficio dei pensionati interessati:

  • pensione di 1.500 euro lordi al mese:è circa 3 volte il minimo, quindi si rivaluta dell’1,7%. Aumento di 25,2 euro in più al mese;
  • pensione di 2.000 euro lordi al mese: è ancora dentro la soglia di quattro volte il minimo, quindi si rivaluta dell’1,7%. Aumento di 34 euro in più al mese.
  • pensione di 2.100 euro lordi al mese:in questo caso, viene superata la soglia di quattro volte il minimo, quindi la rivalutazione è dell’1,53%. Aumento di 32,13 euro in più al mese.
  • pensione di 2.500 euro al mese: anche qui, siamo fra quattro e cinque volte il minimo, quindi l’aliquota 2022 è di 1,53%. Aumento di 38,25 euro in più al mese.
  • pensione di 2.600 euro al mese: è sopra cinque volte il minimo, quindi l’aliquota 2022 è l’1,275%. Aumento di 33,15 euro in più al mese.
  • pensione di 3.000 euro al mese:sopra cinque volte il minimo l’aliquota 2022 è sempre la stessa, come detto all’1,275%. Aumento di 38,25 euro.

Questi, dunque, gli aumenti che vedremo nei nostri cedolini di gennaio.


Ma il nuovo anno porterà certamente altre novità:

  • il prelievo sulle cosiddette “pensioni d’oro”, quelle di importo superiore a 100.000 euro lordi annui, non opererà più a seguito della sentenza della Corte Costituzionale che ne ha legittimato l’applicazione solo per un triennio (2019/2021);
  • l’innalzamento delle soglie minime dei trattamenti mensili, in primis perequati all’ 1,6%:
  • il trattamento minimo di pensione passerà da 515,58 a 523,83 euro mensili;
  • l’assegno socialepasserà da 460,28 a 467,65 euro mensili.
  • infine, in ragione delle novità introdotte al Senato in materia fiscale (ridisegno delle aliquote, con in particolare l’abbassamento della seconda dal 27 al 25%, e della terza dal 38 al 35%; riorganizzazione/armonizzazione delle detrazioni per redditi da lavoro e da pensione; allargamento della c.d. no tax area), novità queste che, dopo l’imminente voto della Camera, approderanno certamente in legge di bilancio e diventeranno operative dal 1 p.v., i nostri cedolini diventeranno da gennaio un po’ più pesanti a causa del minore prelievo fiscale (dati rilevati dai media: fino a 15mila euro l’anno, il beneficio dovrebbe essere di  336 euro annue, invece per redditi fino a 20mila  euro  l’anno, il beneficio sarebbe di solo un centinaio di euro). Poca cosa, dunque!

Una novità, questa, che porterà di certo qualche euro in più nei nostri trattamenti, ma lasciando però le cose come sono, atteso che le nostre pensioni sono mediamente le più basse d’Europa a fronte di una uscita dal mondo del lavoro che è invece tra le più avanzate del continente, e con assegni pensionistici del tutto inadeguati e in alcuni casi veramente da fame. 

Da gennaio, dovrebbe partire il confronto tra Governo e Parti sociali per la riforma della legge Fornero, e vedremo quali proposte verranno dal Governo e quale direzione si imboccherà.

Certo è che, se il nodo ineludibile – più volte dichiarato dallo stesso premier Draghi – è la riconferma a tutto tondo del sistema contributivo con zero (o quasi) flessibilità in uscita, a nostro giudizio di strada quel confronto ne farà davvero poca.

In ogni caso, non appena la legge di bilancio vedrà la luce in Gazzetta Ufficiale e diventerà operativa, daremo conto alle pensionate e ai pensionati della novità in materia previdenziale.

 

   Auguri di un felice 2022 a tutti i pensionati!


Il Coordinamento Nazionale

CSE FLP Pensionati

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