Emergenza pandemica e lavoro agile

Il bluff di Brunetta

Nonostante l’aggravarsi dei contagi, il governo decide di non decidere, come se nulla stesse accadendo
Abbiamo ormai superato i 200.000 contagi giornalieri e purtroppo le stime prevedono che tale crescita sarà ancora esponenziale nei prossimi giorni. Nonostante questo, il Governo fa finta di niente e si limita a prendere atto di una circolare a firma dei ministri Brunetta e Orlando che si limita a suggerire ai datori di lavoro di prevedere una maggiore flessibilità nell’utilizzo del lavoro agile.

Nel settore privato viene confermata la norma che prevede l’adozione delle forme semplificate di lavoro agile fino al termine della fase emergenziale, senza obbligo di stipulare gli accordi individuali e senza alcun limite predeterminato in merito alla cosiddetta prevalenza del lavoro in presenza, mentre per il lavoro pubblico viene confermato l’impianto assunto dal Governo a inizio ottobre 2021 con il quale veniva deciso un rientro massivo in presenza, con una serie di lacci e lacciuoli tesi chiaramente a scoraggiare l’utilizzo del lavoro agile.

Se tale decisione aveva un senso in una fase in cui erroneamente pensavano che il peggio fosse passato (e non l’aveva perché viziata da pregiudizi e che mirava unicamente a far circolare più persone, per farle “spendere” aumentando i consumi, nella convinzione che questo avrebbe prodotto maggior reddito ...), confermarla in questo momento è un segnale di totale irresponsabilità.

In buona sostanza l’ineffabile Brunetta cosa dice con la sua circolare? Fermo restando il principio della prevalenza del lavoro in presenza rispetto ad attività che possono essere svolte da remoto (e quindi non tutte, e che limitano alla partenza la platea dei possibili fruitori), la non prevalenza della prestazione in presenza può arrivare sino al 49% della prestazione lavorativa di coloro che hanno avuto accesso al lavoro agile dopo il 15 ottobre 2021. Se la situazione sanitaria lo necessita, le Amministrazioni potranno spalmare questa percentuale su più mesi, autorizzando più giornate in un mese, ma avendo l’accortezza di recuperarle poi nei mesi “tranquilli”.

Insomma un lavoro agile a recupero.

Ti permetto di fare qualche giorno in più quando la pandemia riempie gli ospedali portandoli al collasso, ma te li tolgo dopo” perché per Brunetta il lavoro agile non è un importante strumento di prevenzione della pandemia, di innovazione e modernizzazione del lavoro pubblico, ma è un privilegio, un modo per stare a casa, un bonus per una platea di lavoratori che per lui sono sempre quelli che nel 2008 aveva bollato come fannulloni, infarcendo la normativa sul lavoro pubblico di decine di inaccettabili norme punitive e discriminatorie.

Ammesso e non concesso che la maggiore flessibilità sia la strada per fronteggiare questa nuova ondata della pandemia, un ulteriore ostacolo si frappone all’adozione di misure veloci da parte delle Amministrazioni. Il voler insistere sulla necessità dell’accordo individuale, rigidamente regolamentato e oggi centellinato, porterà alla necessità di adeguare, volta per volta al variare dei giorni autorizzati di lavoro agile, tutti gli accordi ad oggi in essere, nonchè alla stipula di nuovi per tutti quei soggetti che sono stati oggi esclusi dal lavoro agile dalle Amministrazioni in ossequio al totem brunettiano della prevalenza in presenza e dalla necessità che le attività da svolgere fossero tutte “smartabili”.

Insomma, tutto il contrario di quella che dovrebbe essere una misura immediata, da adottare con urgenza e speditezza. Un ulteriore aggravio di quel groviglio di burocrazia, di adempimenti, di controlli formali che nulla hanno a che vedere con la tutela dei lavoratori, ma che rispondono alla logica del pregiudizio di chi pensa solo ossessivamente a controllare i “nullafacenti”.

L’ennesima offesa nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del pubblico impiego che invece in questi due anni hanno dimostrato ancora una volta tutto il loro senso del dovere e la loro professionalità, permettendo al Paese di garantire tutti i servizi, gestendone di nuovi e aggiuntivi, con grande efficacia.

Non è vero che nel periodo emergenziale il lavoro agile non abbia avuto regole, perché in tutte le Amministrazioni sono stati sottoscritti protocolli d’intesa che, sulla base delle norme vigenti e degli accordi pattizi, hanno permesso lo svolgimento delle prestazioni lavorative, garantendo DIRITTI e DOVERI.

È indubbio che tale istituto andasse regolamentato comunque in modo più preciso e che i Contratti nazionali di lavoro debbano definire una cornice condivisa che possa definire ancora meglio tutte le articolazioni del lavoro agile e del lavoro da remoto. E su questo, negli ultimi mesi ci siamo battuti come FLP in tutte le sedi, riuscendo anche a definire nell’ipotesi di CCNL delle Funzioni Centrali sottoscritto nei giorni scorsi un quadro di riferimento certamente migliore da quello ipotizzato da Brunetta nelle sue linee guida.

Per essere più espliciti, e per rispondere alle affermazioni di Brunetta di questi giorni, noi riteniamo che in una fase che continua ad essere fortemente emergenziale, vadano mantenute tutte le previsioni che garantiscono la gestione condivisa del rapporto di lavoro come determinatesi per effetto degli accordi e dell’Ipotesi di CCNL, ma che vengano superate quelle che, invece che non discendono nè dalla legge, nè tantomeno dai contratti, come quella della prevalenza del lavoro in presenza, frutto di un DM, quello dell’8 ottobre 2021, che non poteva derogare dall’impianto normativo vigente che nulla prevede – giustamente – a tal riguardo.

Così come chiediamo che, come avvenuto per il settore privato, in tutta la fase emergenziale si possa derogare, ove necessario, all’obbligo dell’accordo individuale, il che non significa assolutamente che non restino i piedi e siano attuabili tutte le norme legislative e pattizie che regolano l’istituto a monte, e che sono perfettamente applicabili ai singoli rapporti di lavoro.

Nei prossimi giorni è presumibile che si vada verso un aumento generalizzato delle didattiche a distanza DAD) e appare ancora più necessario attuare misure che, unitamente alla limitazione del rischio derivante dall’affollamento degli Uffici e dall’utilizzo massivo dei mezzi pubblici, siano garantite forme di lavoro agile diffuse che possano permettere la gestione, anche familiare, di situazioni legate all’accudimento dei figli minori.

Consapevoli dell’assoluta inadeguatezza delle decisioni assunte dal Governo in materia di lavoro agile emergenziale, nel confermare tutte le iniziative che continueremo a porre in essere per rimuovere gli ostacoli ancora oggi frapposti, siamo impegnati con tutte le nostre articolazioni, per chiedere da subito a tutte le Amministrazioni centrali e periferiche l’immediata implementazione delle forme di lavoro agile in essere, sia con riferimento alla platea delle lavoratrici e dei lavoratori interessati, che delle giornate concesse. Lavoro non agevole, come dimostrano i primi comportamenti, timidi e inadeguati, di alcune amministrazioni in queste ore.

Non possiamo certamente assistere inerti a un aggravamento della situazione sanitaria le cui responsabilità ricadono tutte su un Governo, ostaggio di scelte oltranziste, dettate da presunte valutazioni macroeconomiche e da inaccettabili pregiudizi di un Ministro che si dimostra ancora una volta contro le lavoratrici ed i lavoratori che dovrebbe rappresentare. E che avalla, per incompetenza, superficialità o ignavia, decisioni che mettono a rischio la salute e la sicurezza di tutti.

La Segreteria generale

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