Aperto il confronto con il governo

sulla sicurezza sul lavoro bene il metodo, ora si lavori concretamente alla definizione di un Patto per la sicurezza e al rafforzamento delle attività di prevenzione e controllo.

Si è aperto oggi al Ministero del Lavoro il confronto tra Governo e parti sociali sulla delicata e attualissima problematica relativa alla sicurezza sul lavoro, con un  primo incontro a cui hanno preso parte per Governo e parte pubblica, insieme alla Ministra Calderone, i Ministri della Salute Schillaci, della PA Zangrillo, dell’istruzione Valditara, oltre ai Viceministri Sisto (Giustizia) e Bellucci (Lavoro e Politiche Sociali) e ai vertici dell’INL, dell’INAIL e dell’INPS.

La CSE, presente al tavolo in qualità di Confederazione sindacale maggiormente rappresentativa nel lavoro pubblico e privato, ha rappresentato la gravità della situazione, che ogni giorno vede aumentare tristemente il numero di morti e di infortuni sul lavoro, e che necessita di iniziative urgenti da parte del Governo che vadano nella direzione di:

  • investire in modo adeguato sulle risorse umane e strumentali, potenziando le attività di prevenzione e controllo svolte dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, dall’Inail, dall’Inps e dalle strutture del sistema sanitario, rafforzando gli organici e implementando le banche dati; in tale ambito, pur apprezzando le prime soluzioni traguardate nella legge di bilancio 2023 in merito alla perequazione dell’indennità di amministrazione del personale INL e ANPAL, abbiamo sollecitato la Ministra a superare il vulnus creatosi, riconoscendone la decorrenza al pari di quella del personale del Ministero del lavoro, e allo stesso tempo continuare l’operazione di reclutamento di nuovo personale ispettivo che a tutt’oggi è assolutamente insufficiente a svolgere le operazioni di prevenzione e controllo sul territorio;
  • intervenire in maniera organica sugli assetti organizzativi superando le duplicazioni, lo spezzettamento delle competenze e le resistenze della cattiva burocrazia che, per mantenersi le poltrone, lautamente pagate dalla collettività, impediscono una vera razionalizzazione e modernizzazione delle attività;
  • agire sulle altre questioni che comunque hanno rilevanza sul rispetto della sicurezza sul lavoro, intervenendo su quegli aspetti relativi alla fiscalità generale, ai contributi, ai costi sostenuti per l’esercizio dell’attività di impresa, sul numero degli adempimenti, sull’eccesso di burocrazia, per togliere ogni alibi a quelle imprese che risparmiano sulla sicurezza o non rispettano le regole. Il che, però, non può e non deve significare, come chiesto da qualche associazione datoriale, depenalizzare reati odiosi come quelli sanzionati dalla normativa sulla sicurezza,  lasciando mano libera a imprenditori spregiudicati che fanno del subappalto, del lavoro nero e dello sfruttamento il loro agire quotidiano.

Il confronto proseguirà nei prossimi giorni con sessioni specifiche dedicate ai diversi ambiti, a partire dalla riunione del 26 gennaio sulle tutele da assicurare in caso di alternanza scuola-lavoro e tirocinio curriculare, viste le  drammatiche perdite di vite umane di questi giorni a danno di ragazzi impiegati senza alcuna tutela nei cicli produttivi.

A tale proposito sarà necessario, da parte di tutti, abbandonare qualsiasi ritualità, scongiurando l’effetto tribuna e l’auto-referenzialità tipica di questi tavoli: non è tempo di passerelle.

Lo dobbiamo a chi ogni giorno rischia la vita per portare a casa uno stipendio, spesso da fame.                                   

                                                                            

                                La Segreteria Generale CSE

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